Alla riapertura delle contrattazioni dopo la pausa natalizia, l’S&P500 ha reagito con veemenza al sell-off: dai minimi di periodo a 2346 punti toccati in giornata, l’indice americano ha messo a segno un rimbalzo monstre, realizzando la migliore performance giornaliera dal 2009 (+4,96% a 2467,70 punti). Per il momento dunque la media mobile esponenziale a 200 periodi, passante da area 2390, è riuscita a respingere le pressioni negative. Per allentare le tensioni dell’ultimo mese, la reazione dovrà però proseguire, non potrà quindi limitarsi ad un test dal basso di 2575 punti (50% del ribasso di dicembre) nè di area 2600, bensì sarà fondamentale il superamento definitivo dei 2637 punti, per la ricopertura del gap ribassista del 14 dicembre, e un riavvicinamento ai 2700 punti, soglia psicologica determinante coincidente ai livelli di inizio 2018. Il cedimento definitivo della media mobile citata, che funge da spartiacque tra uno scenario ribassista e uno di possibile ripresa, provocherebbe invece un cambiamento strutturale nello scenario rialzista di medio lungo termine e farebbe scivolare l’indice benchmark in fase di ribasso (il “bear market” viene definito da un declino superiore al 20% rispetto al precedente picco, per il momento la perdita massima calcolata dal picco ha raggiunto il 19%) destinata a proseguire verso almeno 2250 e 2200 punti.